#LoveWins
27 sabato Giu 2015
Posted emozioni, Eventi, la storia siamo noi, London Calling, UK, USA
in27 sabato Giu 2015
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in30 martedì Ott 2012
Posted attualità, news, USA, whedonverse
inLa campagna per le presidenziali USA è agli sgoccioli, e uno dei miei guru nonchè profeti seriali, ovvero sua genialità Joss Whedon, ha espresso a modo suo la sua opinione sul candidato repubblicano Mitt Romney, e io non posso esimermi da riportare le sue parole, profonde e ispiratrici, e tenere tutte le dita incrociate per l’esito della votazione di martedì prossimo 5 Novembre negli States …
[…] You have to ask yourself:Am I ready?
Am I ready for the purity and courage of Mitt Romney’s apocaliptic vision?
Mitt’s ready.
He’s not afraid to face the ravening, grasping horde of subhumans,
Because that’s how he sees poor people already.
Let’s all embrace the future.
Stop pretending we care about each other and start hoarding can goods,
because if Mitt takes office,
sooner or later,
the ZOMNEYS will come for all of us …
Four More Years, Four More Years !!!
(fonte: THR)
24 giovedì Mag 2012
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Nuovo poster e nuovo trailer per The Newsroom, la nuova produzione HBO targata Sorkin di cui avevo già parlato, destinata senza ombra di dubbio a diventare LA (mia) serie dell’estate 2012.
Anche per mancanza di contendenti, visto che di altre grandi novità non ce ne sono all’orizzonte, e che per la terza di Haven bisognerà aspettare il 21 settembre (sob!), quindi per i mesi estivi sono rimaste solo le due ragazze di Rizzoli & Isles a farci compagnia a partire dal 5 Giugno …
24 giovedì Nov 2011
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Come tutti gli anni, ieri negli USA e’ stata officiata una cerimonia particolare, che vede coinvolto il presidente degli Stati Uniti e … due tacchini, secondo una tradizione dalle origini incerte, ma che va avanti sicuramente tutti gli anni dal 1989 in poi.
Infatti in occasione di quella che viene considerata una delle feste piu’ importanti del calendario statunitense e cioe’ il Giorno del Ringraziamento, ovvero “il miglior giorno per esser un americano, ma il peggiore per essere un tacchino“, il presidente USA in carica concede la grazia a due tacchini, e Obama non ha fatto eccezione, come testimonia il seguente video ufficiale della Casa Bianca:
Il modo in cui ho imparato di queste bizzarra e ridicola tradizione statunitense e’ stata quella fonte infinita di notizie sulla legislatura, sulla costituzione e sulla presidenza USA che e’ The West Wing, serie capolavoro del mai abbastanza lodato Aaron Sorkin: a seguire una clip tratta dall’episodio Shibboleth, in cui in uno dei tipici momenti da commedia classica della serie, spetta a una imbarazzata C.J. l’ingrato compito di perorare la causa dei tacchini presso un riluttante presidente Bartlett:
Won’t I get a reputation to be soft on turkeys ?
03 martedì Feb 2009
Posted attualità, Viaggiando Viaggiando
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E così Ashura ha imparato a fare perfetti pancakes, a cui manca ancora del buon sciroppo d’acero che dovrò cercare di procurarmi qui in Italia, visto che su Amazon.com farsi spedire cibo costa un’occhio della testa.
Dopo la nostra vacanza in USA ci è proprio rimasta la voglia di assaggiare di nuovo il Chai Latte, alla maniera di Starbucks, e di far colazione con pancakes e frutta fresca, uno dei tanti bei ricordi del nostro soggiorno a NYC.
E finalmente abbiamo cambiato il presidente, e l’America ha dimostrato ancora una volta di saper voltar pagina, e per davvero, mica come qua da noi che si parla si parla, e invece non cambia mai nulla.
Nel suo discorso inaugurale Obama ha parlato di uno stato di speranza al posto dello stato di paura in cui il suo predecessore ha gettato gli Stati Uniti e con essi il mondo occidentale tutto.
Uno stato di paura di cui ha parlato anche Crichton nel suo bel romanzo intitolato appunto State of Fear, in cui descrive la minaccia maggiore dei tempi presenti, ovvero la diffusione della paura attraverso giornali e televisione, veleno che acceca la mente e rende tutti noi pupazzetti in mano al burattinaio di turno.
A proposito, ma lo sapevate che Michael Crichton è morto ?
Io l’ho imparato solo un mese dopo la sua morte, e ci sono rimasto pure male, perchè era uno dei miei autori preferiti, e mi piaceva quel suo modo un po’ provocatorio di stimolare il dibattito, come ha fatto proprio con Stato di Paura sostenendo che il riscaldamento globale è una balla montata dai movimenti ambientalisti, apposta per farci discutere su ciò che crediamo e non crediamo, e su quanto di quello che ci raccontano i giornali e la tv sia vero e quanto sia falso e montato ad arte.
Complice la malattia dell’ultima settimana mi sono letto anche il libro di un mio concittadino che, beato lui, vive a cavallo tra USA e Italia, e tutte le volte che torna qua capisce perchè sta bene là.
Dice che non lo annoia mai, là, perchè può accadere tutto e il contrario di tutto, perchè basta che qualcuno si alzi una mattina e decida di far diverso da quelli che l’hanno preceduto e lo fa, e alle volte fa pure peggio ma non importa.
Perchè quello spettacolo di milioni di persone ad ascoltare il giuramento di Obama, quello vale qualcosa.
Avete mai passeggiato dal monumento di Lincoln fino a Capitol Hill, percorrendo tutto il Mall e passando davanti all’obelisco che è il monumento a Washington?
Quest’estate io l’ho fatto, e c’era un caldo e un’afa che neanche qua in Emilia, ma la distanza è tanta, e sembra tutto vicino ma non lo è, perchè veramente come diceva Bartlett in West Wing, Washington è una capitale costruita per intimorire i governanti degli altri paesi, e il parlamento in cima a Capitol Hill, è veramente huge, enorme, come dicono loro, immenso e bianco ad aspettarti in fondo al Mall circondato dai musei dello Smithsonian.
Fervevano i lavori quest’estate, quando ancora non si sapeva ma si sperava, e le magliette con il countdown alla fine dell’era Bush andavano a ruba, chiunque fosse il vincitore era meglio del presente, o magari anche no.
Non era ancora allagato il lago sotto al Campidoglio, quello di fronte al quale Obama ha giurato fedeltà al paese e alla bandiera.
Ma il respiro, la sensazione di essere al centro di qualcosa in attesa di succedere, o più semplicemente di essere al centro del mondo conosciuto, quella c’era, palpabile, a Washington DC come a New York City.
E non era affatto una sensazione sgradevole, anzi.
Il desiderio di tornare, a rivivere le stesse emozioni, ci accompagna ancora.