… riallacciando i fili della memoria perduta cominciati a percorrere tre anni fa proprio sulle pagine di questo blog, quando giovane ed inesperto blogger in occasione del giorno della memoria, che ricorre ogni anno il 27 gennaio, ovvero tre giorni fa, grazie all’iniziativa di una cara amica ho cominciato ad interessarmi coscientemente della questione Shoah, fino a quel momento affrontata in maniera un po’ retorica e superficiale come spesso accade a tutti noi, purtroppo abituati alle immagini dei campi e delle torture, quelle passate come quelle presenti.
Piu’ in particolare ho cominciato ad interessarmi del fenomeno del Naz(ionalsocial)ismo, di come e’ cresciuto e come si e’ instaurato uno dei regimi piu’ sanguinari della storia del XX secolo, per cercare di capire le motivazioni di un simile vuoto morale, le responsabilita’ private e collettive, le premesse per cui e’ stato possibile la creazione di tale mostruosita’.
Da allora ho dedicato direttamente o indirettamente piu’ di un post all’argomento, come un tacito filo rosso che ha attraversato e attraversera’ le pagine del blog e della vita, spesso cosi’ strettamente correlati, , come testimonianza e spunto di riflessione sia personale che per i lettori abituali o casuali di queste pagine.
E mi sono reso conto che liquidare il fenomeno come una follia collettiva, o come la colpa dei pochi ( che in realta’ furono molti) , che portarono a termine materialmente il massacro non solo e’ riduttivo, e’ qualcosa di piu’, e di peggio.
E’ fuorviante, e’ consolatorio, ed e’ offensivo per la memoria delle vittime, e soprattutto non ci aiuta a capire perche’ e’ successo , e se possibile, come evitare di ricadere in simili orrori
Anche se in verita’ l’umanita’ da allora c’e’ gia’ ricaduta, e piu’ volte.
Bisogna avere il; coraggio di affrontare la realta’, e interrogarci tutti sul perche’ una situazione come quella della Germania degli anni successivi la prima guerra mondiale si potrebbe replicare anche oggi, anche qui, se ci fossero le giuste premesse, , se ci fosse il giusto clima di razzismo diffuso, di malcontento generale, di miseria e di disoccupazione, se ci fossero le giuste persone a fare da seminatori d’odio.
Perche’ bisogna prestare particolare attenzione proprio alle parole che vengono pronunciate da quelli che ci incitano ad odiare qualcuno che a noi personalmente non ha fatto nulla, ma che sentiamo istintivamente ostile perche’ diverso da noi, per accento, per usi e costumi, per lingua, per razza o per credo religioso.
Perche’, come fa dire giustamente lo sceneggiatore Aaron Sorkin (autore di cui non mi stanchero’ mai di tessere le lodi) al "presidente" Michael Douglas nel classico moderno The American President di Rob Reiner, (Il presidente, una storia d’amore, 1995), esprimendo un giudizio riguardo al suo avversario repubblicano Bob Ransom, interpretato in maniera odiosamente perfetta da Richard Dreyfuss:
Qualunque sia il vostro particolare problema, vi prometto che Bob Ransom non e’ per niente interessato a risolverlo.
Lui e’ interessato a due cose e due cose soltanto: farvi paura, e trovare qualcuno a cui dare la colpa.
E’ cosi’ , signore e signori, che si vincono le elezioni.
Perche’ come dice a un certo punto il personaggio di Frances McDormand in Mississippi Burning (Mississipi Burning, Le radici dell’odio, 1988) di Alan Parker,
L’odio non e’ qualcosa con cui nasci.
Ti viene insegnato.
A scuola, ti dicono che la segregazione e’ cio che c’e’ scritto nella Bibbia, Genesi, 9.27.
Quando sei un bambino, e hai 7 anni, se ti viene ripetuto abbastanza, tu ci credi.
Credi nell’odio, lo vivi.
Lo respiri.
(continua)