I was just enjoying the Top of the Pops Special with the best hits of 1982 on the BBC Iplayer, in fully nostalgic mode for my teenager’s years, and I suddenly came across the song Come on Eileen, of the Dexy Midnight Runners, which I never knew existed until I heard it and learned to love it in the soundtrack of one of my cult movie of the last few years, The Perks of Being a Wallflower. And I’ve thought that sometimes life and time are playing with us, and we are entangled in a web that we don’t even know exist, but it’s there, and sometimes we hit it, ad it resonates trough our life, and our soul….
Here’s the sequence of the movie, with the fantastic couple that are Emma Watson and Ezra Mlller, brother and sister in the movie, performing an exhilarating Living Room Routine at the Homecoming School Party:
[NB: Versione “enhanced” della recensione di Noi Siamo Infinito pubblicata giovedì scorso su CINE20]
Charlie è un ragazzo come tanti, che si ritrova al primo giorno delle superiori terrorizzato all’idea di non farsi amici, di non entrare in nessun gruppo, di non incontrare nessuna ragazza speciale, contando i 1385 giorni che lo separano alla fine dei cinque anni con ansia mista a speranza.
Charlie è uno abituato a non farsi notare, a far da tappezzeria, a guardare gli altri vivere, e a scrivere i suoi pensieri ad un immaginario amico di penna, come si farebbe oggi su un blog, solo che lui vive nei primi anni ’90, quando ancora pc e cd non erano nella nostra vita, e al posto delle playlist c’erano le compilation su cassetta, con le copertine colorate a mano.
The Perks of Being a WallFlower è il racconto, delicato e partecipe , di vite “quasi” normali, di ragazzi normali ma speciali a modo loro, che si trovano e si riconoscono, come solo le persone un po’ ferite, un po’ particolari o un po’ escluse sanno fare: Charlie incontra un gruppo di fantastici amici (di quelli che si incontrano forse solo nei film), ma soprattutto incontra Patrick e la sua sorellastra, Sam, di cui è troppo facile innamorarsi, per quelle sua aria dolce e folle insieme e per quella tristezza che si percepisce dietro quel sorriso così disarmante.
Raccontare un periodo difficile come l’adolescenza non è impresa da tutti, soprattutto senza scadere in facili stereotipi o in situazioni già viste: forte di una solida matrice letteraria, TPoBaW riesce invece ad essere una cronaca accorata e sincera di esperienze che tutti più o meno abbiamo vissuto, magari senza i traumi più o meno gravi che segnano le vite dei suoi giovani protagonisti, ma con uguale drammaticità e coinvolgimento emotivo.
Quello che colpisce al cuore di questa pellicola è l’intreccio inestricabile tra vitalità e depressione, tra entusiasmo e paura di soffrire, tra desiderio di esser accettati e paura di esser respinti, così terribilmente vero e sincero per un età in cui più di ogni altra non si è certi assolutamente di nulla.
Ma quello che impressiona soprattutto di TPoBaW è il gruppo di giovani interpreti, tutti in stato di grazia, dall’istrionico Ezra Miller (già apprezzato in E ora parliamo di Kevin) negli esuberanti panni di Patrick, vera “prima donna” del gruppo, alla sorpresa Logan Lerman, visto finora solo nella saga adolescenziale di Percy Jackson, che qui nei panni di Charlie riesce a conferire al suo personaggio unafragilità mista ad innocente entusiasmo in maniera sincera e convincente.
Ma la prova più attesa è quella di Emma Watson, che si scrolla completamente di dosso i panni della potteriana Hermione, accento british compreso, per immergersi nel ritratto di Sam, esuberante e insicura insieme, capace di passare con la stessa credibilità ed intensità da un ballo sfrenato ad una spregiudicata recita del Rocky Horror Picture Show, da un momento “folle” come quello della sequenza del tunnel, già diventata di culto anche grazie alle note della mitica Heroes di David Bowie, ad un delicato momento intimo come quello del primo bacio tra Sam e Charlie.
In un periodo in cui spesso le pellicole dedicate al pubblico degli adolescenti tendono ad esser superficiali o vuote, con The Perk of Being a Wallflower il regista Stephen Chbosky, adattamento del suo romanzo omonimo (pubblicati in Italia con il titolo Ragazzo da Parete), ha firmato invece una piccola grande pellicola in odore di cult generazionale, destinata sicuramente a restare nel cuore del pubblico, giovane e non, per l’autenticità delle emozioni che riesce a trasmettere, senza mai scadere nel sentimentalismo o nel melodramma, impresa per niente facile visti i delicati argomenti trattati. Senza dimenticare una colonna sonora che si piazza già sicuramente tra le migliori dell’anno.