Black Monday
16 lunedì Nov 2015
16 lunedì Nov 2015
29 martedì Giu 2010
Nella foto sopra, scattata da me un paio di settimane fa nel cortile del Victoria ed Albert Museum in una bella giornata di sole di giugno, durante una qualsiasi pausa pranzo londinese con mamme, papa’ e bambini piccoli che giocavano nell´acqua, scolaresche che facevano casino, anziane signore che si riposavano all´ombra, c´era una differenza, e di quelle pesanti,almeno ai nostri (anche miei, visto che l´ho notato) provinciali occhi italioti : in mezzo al prato attorno alla fontana, in piena luce ed in mezzo ad una folla eterogenea e variegata, una coppia di ragazze omosessuali si scambiavano effusion come una qualsiasi coppia di innamorati.
Quando vedro´ una scena del genere anche qua in Italia, allora comincero´ a cambiare opinione sul popolo che la abita, nel frattempo continuero’ a godermi le vacanze all´estero in paesi dove civilta´ e tolleranza sono pratica quotidiana, invece che parole con cui riempirsi la bocca e basta.
24 venerdì Mar 2006
Posted on writing
inLe conseguenze spiacevoli di una vita vissuta sul filo delle emozioni, e sui respiri, sono dei bei mal di stomaco, e qualche magone, come diciamo dalle mie parti, ovvero quel bel nodo allo stomaco che sale sale sale e poi si trasforma in lacrime, quando va bene. Ma gli effetti piacevoli ripagano ampiamente, perche’ sentire viva l’emozione per un complimento, o per la telefonata di un’amico che non si sente da un po’, o anche semplicemente per un sorriso inatteso ad accompagnare un grazie che ci sentiamo di meritare, sono moneta vera, moneta che non si scambia con nulla di materiale. Riuscire ad essere cosi’, riuscire a soffrire le pene dell’inferno e sentirsi a volte in paradiso, non e’ qualcosa che riesce necessariamente spontaneo. Ci si deve lavorare un po’, si deve resistere al primo assalto che ci vuole rinchiusi e in fuga dal mondo, e al secondo che ci fa decidere di buttar via la chiave, e poi ricavalcare l’onda delle emozioni e guardare avanti verso l’orizzonte degli eventi felici. Il cammino non facile ma proprio per questo piacevole, ci porta a lasciare persone giuste per altri ma non per noi, e a ritrovare nel percorso quelli che un tempo avremmo scartato, perche’ ci mettono costantemente alla prova. La sfida non e’ di quelle eclatanti, ma silenziosa, si combatte tutta sulla punta dei nervi, e sul filo della pelle: e se combattere a volte significa perdere, e non combattere vincere, l’importante e’ lasciar scorrere, vivere e correre, e continuare a respirare, nel chiuso del nostro mondo, il respiro degli altri. Si forse l’unico risultato possibile e’ proprio lasciarsi attraversare, e come spugne trattenere le sensazioni che cose-persone-luoghi portano con se’, e conservarne memoria, da rispolverare quando la marea si ritira, e si sentiamo aridi ed inutili. Solo allora, bagnarci i piedi in quel e’ stato nostro e nostro e’ ancora ci puo’ far sentire ancora il sole sulla faccia, e il vento che ci accarezza e coi suoi profumi di lidi lontani…
22 mercoledì Feb 2006
Posted on writing, riflessioni, vita
innon sempre facile gestire le emozioni, soprattutto quando non sono le nostre, perche’ di noi sappiamo, ma degli altri possiamo solo supporre di sapere, di conoscere, di superare la soglia di superficie, quella che sempre ci separa dal vero io, dalla vera natura delle persone.Ma talora squarci si aprono,ed accecante esce una luce, e noi timidi ci affacciamo, e ne veniamo travolti, perche’ malgrado il corpo non sia il nostro, nostre possono essere le emozioni, e nostro il sentire, come nostra anche la sofferenza, e per quell’attimo, il contatto, vivo e di fiamma, che piu’ ci rende umani, e piu’ ci consuma.
03 martedì Gen 2006
Posted riflessioni, vita
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Ho attraversato le sabbie del tempo, e percorso i sentieri della notte, e mi ritrovo qui ora, davanti a te, nudo.
Magari fosse così semplice, magari bastassero le parole…
Si fa presto a dire che non hai pregiudizi: come si fa, dopo una vita passata fianco a fianco, a non sapere cosa gira nella tua testa, quali pensieri seguono alle parole, qual’e il contenuto delle nuvoletta che rimane sospesa dietro un’espressione, uno sguardo, un levar di sopracciglio…la tragica commedia con le persone che ti stanno vicino è proprio il fatto che conosci le loro mosse, e loro conoscono le tue, o forse entrambi presumete di conoscerle, e non date spazio alle parole, di più, ai sentimenti, chè le parole sono spesso trappole, in cui rimangono impigliati i nostri veri pensieri, il nostro vero sentire.
E solo con chi ti è vissuto accanto, solo con chi ti ha visto nascere, sai essere veramente crudele a volte , e non sai perdonare, o vedere la persona dietro il carattere, dietro alle difese naturali, le difese di una vita e le convinzioni di una vita, che nè tu nè altri possono cambiare, perchè mutarle significherebbe cancellare la persona nella sua intererezza,e nella pienezza di tutti gli altri sentimenti, quelli che sono buoni, che sono giusti
E lo sai, ma immancabilmente di ritrovi lì, di fronte a quel muro e ci risbatti la testa,e guarid il buco, quel buco in cui sei caduto forse mille volte, prendi la rincorsa, e ti ci ributti dentro…
Ma si, certo, certo che sai come uscirne, ma tutte le volte ti sbucci un ginocchio, o ti ferisci una mano, e pensi che eppure sapevi che era lì, che potevi evitarlo.
Ma forse non vuoi evitarlo, forse i tuoi errori, e i suoi errori, sono solo quello che siete, nel bene, e nel male.
E questo, sì, questo alla fine tutti dobbiamo accettarlo, prima o poi.
24 venerdì Giu 2005
Posted on writing, vita
inScorre lento il tempo oggi, nel caldo dell’estate che ancora una volta mi brucia la pelle, e aumenta il desiderio che ho di te, il desiderio di sederti accanto, di sprofondare nello sdraio accanto al tuo, e sotto il fresco dell’ombrellone mettermi a parlare piano, e raccontare le nostre storie, e vedere nascere dagli angoli delle labbra quel dolce sorriso che t’illumina il viso, che rischiara il mio cuore, e continuare a parlare, per sentire il suono della mia voce accarezzarti i capelli, morbidi sulle spalle nude
La mia voce, la tua voce, il chiacchierare rilassato e piacevole per perder tempo insieme, lo scambio di sguardi e carezze, mi fermo a guardarti, ti giri a fissare la spiaggia, e il mare lontano, ti cerco e mi senti, ti giri e rispondi, e riprendi a parlare col corpo e la bocca
Piano riprende la mia voce, quiete sono le tue parole, come fonte serena che mi bagna le labbra di fresca rugiada, e nell’aria si formano pensieri che si intrecciano in arabeschi e ghirlande, astratte figure che riempiono il nostro cielo, mi cerchi e ci sono, lo sguardo sincero, il sorriso leggero
E comincio a sognare luoghi lontani, cullato dal suono del mare, e dal soffio del vento, che muove le fronde, e sparge le onde, le parole e i pensieri, che da nostre diventan di tutti, tutti quelli che come noi sanno ascoltare, e si fermano, in silenzio, a guardare il tramonto sul mare, dopo una lunga giornata durata il tempo d’un battito d’ali….
21 martedì Giu 2005
Posted on writing, vita
inERA un giorno d’autunno di una decina d’anni fa , o forse qualcosa di più…quando andando via da là, mi trovai gli occhi pieni di lacrime, perché non avrei più visto le persone con cui avevo condiviso un’ intero anno, persone con cui mi addormentavo ogni giorno, e mi risvegliavo la mattina al suono di una tromba, persone con cui ho lavorato e giocato, di cui ho condiviso i dolori e le gioie che arrivavano da lontano, dalle famiglie, come dalle ragazze , dagli amici come dai fratelli…
Di tutte quelle persone, ce n’erano alcune , i cui nomi e cognomi resteranno con me, e le loro facce me le porterò dietro assieme alle loro storie, in quello strano deposito che è la memoria, che noi tutti cerchiamo in qualche modo di incanalare e governare, ma che invariabilmente sceglie quando far uscire un frammento impazzito che credevamo perso, come una scheggia, piantata proprio lì, nel cuore…e sempre ricorderò quella stazione, con la pioggia che cadeva, e la musica dei Litfiba nelle orecchie,
Piove su di noi
Strade imperfette
Niente vuol cambiare
Ma tutto brucia già
ed il treno che mi riportava a casa, che non sapevo più quale fosse, se quella dei miei, se quella della ragazza le cui foto decoravano il mio armadietto, o quella dei compagni di camerata, quei ragazzi a volte più giovani di me anche di otto anni, quei giovani uomini che mi mostrarono che anche i maschi possono piangere come bambini, se lasciati soli abbastanza a pensare, e affezionarsi come sembrano fare solo le ragazze, perché in fondo il cuore l’ hanno anche loro, solo gli è stato insegnato a nasconderlo, e bene…
Tranne che lì, nel posto dove meno te lo aspetteresti..lì vidi piangere quando era il momento di salutarsi, abbracciarsi come amanti perduti che il tempo crudele separa, come giovani cuori separati da famiglie crudeli, come adulti che in lacrime salutano il ragazzo che è in loro, e sanno che non lo potranno più incontrare, se non di nascosto, nei ricordi e nell’ombra, perché la luce li vuole più duri, e bugiardi….
E raccontando questa storia ad una persona che sapeva sentire, ed ascoltare, un giorno è nato un’ amore che ancora dura, e così il ricordo di loro, di quei giovani uomini, abbracciati ed in lacrime, resterà per sempre con me, anche quando avrò dimenticato i loro nomi, che erano tanti, e diversi, nomi come Massimo, Michele, Antonio, Alberto e Piero, e tutti gli altri che già ho dimenticato…
A loro il mio grazie, e il mio pensiero, in una calda sera d’estate, una di quelle che passavamo a volte in giro a cantare per la città….
E sono senza un letto
Ma mi basterebbe un tetto
Almeno fino a domani
Prima che la marea cresca
Sono un ragazzo
Ricordatevi che esisto….
29 domenica Mag 2005
Posted on writing
inDimmi che il tuo pensiero è per me, dimmi che posso raggiungerti con un battito di ciglia, che nulla ci separa se non l’immaginazione, che la mia intera esistenza potrebbe essere contenuta in un granello di polvere , o sul petalo di un fiore scarlatto, che trascinato dal vento mi condurrebbe a porti lontani, accarezzati dal dolce suono delle maree che lente ricoprono la sabbia bianca, nelle terre dove sorge spontaneo l’amore, trapiantato a forza in terre oscure, aride di frutti perché gli uomini che le abitano hanno smesso di sperare nel sole, e nella pioggia, e nel soffio del vento di primavera, che trascina leggero i semi delle rinascita, del rigoglio del verde e del giallo, dipinti come macchie brune sul celeste del lago, e sul blu delle montagne, che al tramonto si colorano di una colore crepuscolare e malinconico, prima del nero della notte amica, che offre conforto ai viandanti stanchi dal troppo peregrinare, alla ricerca di un rifugio in cui riposare, uomini nudi vestiti solo delle loro rosee speranze che attraversano deserti violacei di indifferenza e solitudine alla ricerca di una sorgente di luce, che li possa ricondurre sul cammino della vita, perduto in una notte di luna nuova, all’ombra invisibile di una quercia incantata, che regalò loro vita, e gioventù, ma sottrasse per sempre ardore e passione, rosso, senza il quale l’esistenza, seppur eterna sembra null’altro che una lunga linea grigia.
17 domenica Apr 2005
Era proprio con lui, il primo appuntamento , quello del mio primo viaggio nel tempo, e la serata è stata piacevole, anzi, qualcosa di più, illuminante.
Sentirlo parlare di coccole, lui, ingegnere meccanico laureato e appassionato di ingranaggi e tecnologia, beh, sentirlo pronunciare quella parola, mi ha emozionato.
E poi conoscere sua moglie, e sentirlo parlare dei suoi bambini con quello stesso entusiasmo con cui allora parlava di vela e di fuoristrada, mi ha spiazzato, in un primo tempo, e poi piacevolmente sorpreso.Lui che era un ragazzo riservato, uno di quelli che apparentemente sono solo studio, hobby e famiglia, quando otto anni fa diede l’annuncio spiazzo un po’ tutti gli amici che rimasero stupiti, come me, che già non lo vedevo da anni.
Perchè come loro, a torto, da lui proprio non me l’aspettavo, ed ora invece eccolo lì, a raccontarmi entusiasta dell’ora che passa a giocare coi suoi due bimbi la sera, tornato a casa dal lavoro.
E poi più tardi, a cena, mentre me ne stavo lì ad ascoltarlo raccontare di altoforni e laminazione, di siviere e refrattario, mi sono all’improvviso reso conto di quanto allora sia stata giusta, per quanto sofferta e dolorosa,la mia scelta d’allora di piantare tutto e intraprendere una strada che fosse mia e solo mia.
Vedendo quel suo immutato entusiasmo e sentendo ora il mio per il lavoro che faccio, e per le mie passioni, come il cinema e i manga e perchè no, anche il blog, che sono cresciuti e si sono sviluppati proprio grazie al raggiungimento di un equilibrio interiore, mi son reso conto di quanto noi due fossimo diversi, lui un’appassionato di macchine e tecnologia, io che in fondo sono un’umanista come disse una volta quella persona che a malapena conoscevo e che mi capì con un solo sguardo.
E dopo la consueta porzione di foresta nera, imperdibile se andate in quella pizzeria, ci siamo fermati insieme a guardare l’infinito sopra di noi , con il naso all’insù, come bambini a cercare la Stella Polare e l’Orsa Maggiore, e Orione e i gemellli Castore e Polluce.
E una volta a casa, ho ripensato alla serata e alle bizzarrie del tempo e dello spazio, e al congiungersi e ricongiungersi della materia e delle persone, e a come forse venerdi sera, in una tiepida serata di primavera, quello strappo nel continuum spazio-temporale apertosi otto anni fa si sia richiuso, finalmente, con dolcezza.
15 venerdì Apr 2005
Stamattina hai fatto la doccia, o no?
Oggi andrai a lavare la macchina dopo tre mesi che non lo fai o no?
Allora e’ inutile che ti racconti che stasera tanto non e’ importante, che e’ un’occasione come un’altra, e che in fondo sono persone che conoscevi, e che hai solo voglia di rivedere
ti stai come al solito mettendoti troppo in gioco, ci stai buttando come al solito un carico emotivo che non dovresti e tutto perche’ senti di dover ricucire uno strappo avvenuto un sacco di tempo fa, con un altro te, e magari pure degli altri loro, che a te forse non hanno mai pensato e forse anche dopostasera non penseranno piu’ di tanto
In fondo e’ solo una cena, e loro erano e (forse)sono amici,
Beh, non esageriamo, forse solo conoscenti, si vabbe’ con uno ci hai studiato assieme per quasi sei anni, e anche se non era proprio il tuo tipo, ci sei andato piacevolmente d’accordo, sapendo benissimo che su certi argomenti proprio era meglio lasciar stare,
D’altronde e’ sempre cosi’, altrimenti non ti spieghi perche’ poi quando incontri la persona che non ci sono ne’ se ne’ ma, finisce che te la sposi
Comunque e’ inutile che te la racconti, tutta ‘sta storia e’ perche’ sai di aver fatto qualcosa che non andava, che quell’altro te quella volta ha proprio pisciato fuori ed ora quello che sei adesso sotto sotto non gliela perdona ancora, e cerca di ricucire gli strappi, magari non e’ cosi importante…eppure no, tu ti agiti, e stai in pensiero, e metti in moto tutti i tuoi piccoli riti voodoo, accarezzi il gattino di pezza, dai un buffetto a quello di creta regalo dell’amica che e’ tornata, per fortuna sua, e stai li’. e aspetti
E’ il momento. Ansia. E’ solo un vecchio amico.Eppure, da qualche parte, sotto sotto, lo affronti come fosse un primo appuntamento…