ERA un giorno d’autunno di una decina d’anni fa , o forse qualcosa di più…quando andando via da là, mi trovai gli occhi pieni di lacrime, perché non avrei più visto le persone con cui avevo condiviso un’ intero anno, persone con cui mi addormentavo ogni giorno, e mi risvegliavo la mattina al suono di una tromba, persone con cui ho lavorato e giocato, di cui ho condiviso i dolori e le gioie che arrivavano da lontano, dalle famiglie, come dalle ragazze , dagli amici come dai fratelli…
Di tutte quelle persone, ce n’erano alcune , i cui nomi e cognomi resteranno con me, e le loro facce me le porterò dietro assieme alle loro storie, in quello strano deposito che è la memoria, che noi tutti cerchiamo in qualche modo di incanalare e governare, ma che invariabilmente sceglie quando far uscire un frammento impazzito che credevamo perso, come una scheggia, piantata proprio lì, nel cuore…e sempre ricorderò quella stazione, con la pioggia che cadeva, e la musica dei Litfiba nelle orecchie,
Piove su di noi
Strade imperfette
Niente vuol cambiare
Ma tutto brucia già
ed il treno che mi riportava a casa, che non sapevo più quale fosse, se quella dei miei, se quella della ragazza le cui foto decoravano il mio armadietto, o quella dei compagni di camerata, quei ragazzi a volte più giovani di me anche di otto anni, quei giovani uomini che mi mostrarono che anche i maschi possono piangere come bambini, se lasciati soli abbastanza a pensare, e affezionarsi come sembrano fare solo le ragazze, perché in fondo il cuore l’ hanno anche loro, solo gli è stato insegnato a nasconderlo, e bene…
Tranne che lì, nel posto dove meno te lo aspetteresti..lì vidi piangere quando era il momento di salutarsi, abbracciarsi come amanti perduti che il tempo crudele separa, come giovani cuori separati da famiglie crudeli, come adulti che in lacrime salutano il ragazzo che è in loro, e sanno che non lo potranno più incontrare, se non di nascosto, nei ricordi e nell’ombra, perché la luce li vuole più duri, e bugiardi….
E raccontando questa storia ad una persona che sapeva sentire, ed ascoltare, un giorno è nato un’ amore che ancora dura, e così il ricordo di loro, di quei giovani uomini, abbracciati ed in lacrime, resterà per sempre con me, anche quando avrò dimenticato i loro nomi, che erano tanti, e diversi, nomi come Massimo, Michele, Antonio, Alberto e Piero, e tutti gli altri che già ho dimenticato…
A loro il mio grazie, e il mio pensiero, in una calda sera d’estate, una di quelle che passavamo a volte in giro a cantare per la città….
E sono senza un letto
Ma mi basterebbe un tetto
Almeno fino a domani
Prima che la marea cresca
Sono un ragazzo
Ricordatevi che esisto….