26 anni, oggi.
Quel giorno alle 10.25 ero in montagna insieme ai miei, in vacanza.
Quando apprendemmo la notizia, ricordo come fosse ora la preoccupazione dipinta sul loro volto, preoccupazione per tutti i nostri parenti,
fratelli, sorelle, zii, nipoti e cugini,
che abitavano la’.
Passare in quella stazione,
guardare lo spacco in terra,
e la cicatrice di vetro nel muro,
ancora oggi mi impressiona.
Un simbolo della follia umana come un’altro,
come Hiroshima, come il 9/11,
vittime innocenti come tante altre.
Proprio oggi che innocenti continuano a morire con la sola colpa di esser dello stesso colore di pelle, o della stessa religione, o anche solo dello stesso quartiere, o della stessa citta’ di altri.
Mi domando allora a che serve la Storia,
a che serve ricordare,
se basta leggere il giornale
per scoprire che la violenza dell’oggi
e’ identica a quella del passato.
A nulla, se non a ricordare i nomi,
e le persone dietro a quei nomi,
per evitare che la Storia inghiotta anche loro,
assieme alla nostra pieta’,
e alla nostra capacita’ di indignarci.
Quando apprendemmo la notizia, ricordo come fosse ora la preoccupazione dipinta sul loro volto, preoccupazione per tutti i nostri parenti,
fratelli, sorelle, zii, nipoti e cugini,
che abitavano la’.
Passare in quella stazione,
guardare lo spacco in terra,
e la cicatrice di vetro nel muro,
ancora oggi mi impressiona.
Un simbolo della follia umana come un’altro,
come Hiroshima, come il 9/11,
vittime innocenti come tante altre.
Proprio oggi che innocenti continuano a morire con la sola colpa di esser dello stesso colore di pelle, o della stessa religione, o anche solo dello stesso quartiere, o della stessa citta’ di altri.
Mi domando allora a che serve la Storia,
a che serve ricordare,
se basta leggere il giornale
per scoprire che la violenza dell’oggi
e’ identica a quella del passato.
A nulla, se non a ricordare i nomi,
e le persone dietro a quei nomi,
per evitare che la Storia inghiotta anche loro,
assieme alla nostra pieta’,
e alla nostra capacita’ di indignarci.
non so… ma ricordare è l’unica cosa che resta da fare…
però anche la storia dipende dal filtro di chi la scrive. basta guardare le differenti percezioni su israele e la palestina. e su come le posizioni sono diverse. bisogna andare oltre, come diceva Terzani (hai visto il discorso sul blog, e grazie per i commenti) e cercare le ragioni dietro la storia. i suoi altrove.
Sono stata alla stazione di Bologna per la prima volta l’anno scorso, sono passata di fronte a quello squarcio e mi è venuta la pelle d’oca. E comunque hai ragione: deve essere preservata in qualsiasi modo la memoria e la capacità che ancora abbiamo di indignarci e di dire ‘no’, altrimenti è finita.
Storie: ed’ e’ anche la cosa piu’ importante da fare, secondo me, per conservare memoria storica di cio’ che avviene, altrimenti veramente tutte le stragi s’assomigliano e ci abituiamo alla violenza.
fpacini: cercare le ragioni e’ proprio cio’ che sto cercando di fare ultimamente, anche se a volte e’ molto difficile trovarle, soprattutto quando non le accettiamo. Un po’ come accettare che una delle lezioni della Storia e’ proprio che dalla Storia non si impara nulla.
SQ: Quando penso alla strage di bologna, e e guardo immagini come questa, penso che sia la bomba che ho visto “cadere” vicino a me, l’unico luogo che conoscevo di persona che sia andato distrutto.
E mi rendo conto di quanto siano fortunate le generazioni come la nostra a non aver mai avuto una guerra in casa, e di quanto sia difficile per noi capire veramente la realta’ della guerra.
Per quello e’ necessario ricordare, e ascoltare i racconti, e tramandare il dolore che ancora resta sulla pelle di chi la guerra e la violenza l’ha provata sulla propria pelle, di chi ancora ne porta addosso i segni.
Ricordare, ricordare ed ancora ricordare.
La bomba c’è stata. I morti pure. Non insultiamo la loro memoria con tentativi di revisionismo pelosi
gattovi: Tipo quali ?