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26 anni, oggi.

Quel giorno alle 10.25 ero in montagna insieme ai miei, in vacanza.
Quando apprendemmo la notizia, ricordo come fosse ora la preoccupazione dipinta sul loro volto, preoccupazione  per  tutti i nostri  parenti,
fratelli, sorelle, zii, nipoti e cugini,
che abitavano la’.
Passare in quella stazione,
guardare lo spacco in terra,
e la cicatrice di vetro nel muro,
ancora oggi mi impressiona.
Un simbolo della follia umana come un’altro,
come Hiroshima, come il 9/11,
vittime innocenti come tante altre.

Proprio oggi che innocenti continuano a morire con la sola colpa di esser dello stesso colore di pelle, o della stessa religione, o anche solo dello stesso quartiere, o della stessa citta’  di altri.
M
i domando allora a che serve la Storia,
a che  serve ricordare,

se basta leggere il giornale
per scoprire che la violenza dell’oggi
e’ identica a quella del passato
.
A nulla, se non a ricordare i nomi,
e le persone dietro a quei nomi,

per evitare che la Storia inghiotta anche loro,
assieme alla nostra pieta’,
e alla nostra capacita’ di indignarci.