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Le conseguenze spiacevoli di una vita vissuta sul filo delle emozioni, e sui respiri, sono dei bei mal di stomaco, e qualche magone, come diciamo dalle mie parti, ovvero quel bel nodo allo stomaco che sale sale sale e poi si trasforma in lacrime, quando va bene. Ma gli effetti piacevoli ripagano ampiamente, perche’ sentire viva l’emozione per un complimento, o per la telefonata di un’amico che non si sente da un po’, o anche semplicemente per un sorriso inatteso ad accompagnare un grazie che ci sentiamo di  meritare, sono moneta vera, moneta che non si scambia con nulla di materiale. Riuscire ad essere cosi’, riuscire a soffrire le pene dell’inferno e sentirsi a volte in paradiso, non e’ qualcosa che riesce necessariamente spontaneo. Ci si deve lavorare un po’, si deve resistere al primo assalto che ci vuole rinchiusi e in fuga dal mondo, e al secondo che ci fa decidere di buttar via la chiave, e poi ricavalcare l’onda delle emozioni e guardare avanti verso l’orizzonte degli eventi felici. Il cammino non facile ma proprio per questo piacevole, ci porta a lasciare persone giuste per altri ma non per noi, e a ritrovare nel percorso quelli che un tempo avremmo scartato, perche’ ci mettono costantemente alla prova. La sfida non e’ di quelle eclatanti, ma silenziosa, si combatte tutta sulla punta dei nervi, e sul filo della pelle: e se combattere a volte significa perdere, e non  combattere vincere, l’importante e’ lasciar scorrere, vivere e correre, e continuare a respirare, nel chiuso del nostro  mondo, il respiro degli altri. Si forse l’unico risultato possibile e’ proprio lasciarsi attraversare, e  come spugne trattenere le sensazioni che cose-persone-luoghi portano con se’, e conservarne memoria, da rispolverare quando la marea si ritira, e si sentiamo aridi ed inutili. Solo allora, bagnarci i piedi in quel e’ stato nostro e nostro e’ ancora ci puo’ far sentire ancora il sole sulla faccia, e il vento che ci accarezza e coi suoi profumi di lidi lontani…