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In gergo aziendale si chiama problem solving, in quella lingua strana lingua secondo cui io mi occupo di IT*, come mi disse seria ed impettita la human resource manager di una vera multizionale, che poi non m’assunse, grazie a Dio, altrimenti probabilmente parlerei anch’io come loro…
Per noi poveri mortali invece si chiama piu’ semplicemente soluzione dei problemi, e uno dei metodi piu’ creativi in tale campo, e per me incredibilmente affascinante fin da quando ne ho sentito parlare la prima volta ad un corso di IT appunto, e’ la  teoria del cosiddetto pensiero laterale.

Ne volete un esempio facile facile ( si fa per dire…)?
Vi do’ il piu’ classico, quello creato nel 1600 da Galileo Galilei in persona, alla faccia dell’inventore del Lateral Thinking (aridaje…) ovvero il signor Edward de Bono, che ne e’ anche il teorizzatore piu’ illustre, con buona pace di tutte le teorie Zen, che hanno qualche annetto in piu’…

Il problema e’ il seguente:
Una volta scavato un buco, e’ possibile scavarne un’altro in un’altro posto continuando a scavare lo stesso buco più profondamente? Se si, come?

L’ostacolo piu’ grosso e’ ovviamente, nella nostra testa, e nei condizionamenti dettati dal linguaggio, dalla ragione, e da preconcetti o pregiudizi inevitabili quando ci poniamo di fronte a qualsiasi cosa per la prima volta, siano essi problema, idea o persona.
Un bell’esempio in tal senso e’ contenuto in Jurassic Park, ovviamente il libro di Crichton e non il film per bambini di Spielberg (e’ Spielberg, che ti aspetti…)
Orbene, li’ succede che gli scienziati, nella loro arrogante presunzione di controllare la natura in un microcosmo da loro creato giocando a fare Dio, si limitano a contare i dinosauri fino al numero da loro creato, interrompendo li’ il calcolo, perche’ nella loro ristretta visuale non esiste neppure la possibilita’ che ce ne siano altri in piu’
Ci vuole, appunto, il pensiero laterale, e geniale, del matematico Ian Malcolm (Jeff Goldblum, l’unica cosa buona del film insieme ai dinosauri…) per capire che forse e’ meglio contare tutti gli animali presenti, e non smettere di contare quando si e’ raggiunto il numero previsto….

Se vi state ancora domandando come finisce la storia del buco, vi do’ un suggerimento, non pensate in maniera unidirezionale….

Il bello e’ che il tipo di apertura mentale richiesta da un tale tipo di problemi ha applicazioni molto vantaggiose anche nei rapporti umani, e nella soluzione di tutta una serie di problemi che sorgono rapportandoci con gli altri e con le loro idee  
Perche’, come giustamente sostiene Fausto Manara  nel suo libro "Forte come la Dolcezza" che ho appena finito di leggere e che consiglio, non c’e’ niente di meglio che metterci anche solo per un’attimo nei panni degli altri per capire a fondo dove e quando e in che misura sbagliamo in virtu’ dei nostri (pre)giudizi e idee preconcette, che sono sempre presenti, anche nelle persone che si considerano piu’ aperte e tolleranti.
Vi lascio con un’altro classico del Lateral Thinking, o pensamiento lateral, comparso anche sulle pagine di Dylan Dog, ovvero il seguente:

Una persona percorre 1 km verso sud, poi 1 km verso est, poi 1 km verso nord. Alla fine si rende conto di trovarsi nel punto esatto da cui era partito.
Mentre sta riflettendo sulla singolare circostanza ode un rumore alle sue spalle. Si volta di scatto e vede un orso imponente, che prima non aveva notato.
Di che colore e’ l’orso?

*sta per information tecnology